Fino al periodo napoleonico, poiché i fedeli defunti venivano tumulati nelle Chiese, i confratelli che venivano a mancare erano tumulati nella Cappella della Confraternita che era situata dietro l’Altare Maggiore e precisamente nella parte absidale. L’esistenza di tale cappella era documentata da una lapide.
Successivamente il Governo di Napoli proibì la tumulazione dei fedeli defunti nelle chiese ed istituì i Pubblici Cimiteri.
Per assecondare il desiderio dei cittadini che mal vedevano il provvedimento, in quanto intendevano essere tumulati nella Chiesa da essi frequentata in vita, il Sovrano di Napoli Ferdinando II di Borbone concesse alle pie Corporazioni l’erezione di una Cappella funeraria nel Camposanto.
In base a detta concessione, l’assemblea del Corpo Votante, con deliberazione del 14 Marzo 1842, stabilì la costruzione della Cappella nel Camposanto con i corrispondenti sepolcri di stile gotico, per l’uso limitato, ai Confratelli e Consorelle e aggregati causa mortis.
I sepolcreti costruiti con la Cappella erano nel sottosuolo. Il gentilizio a piano terra (ossia i loculi) fu costruito successivamente, poiché la prima Cappella fu demolita in seguito ad un’altra sistemazione con il gentilizio del 1939.
Una serie di successivi ampliamenti ha portato la cappella alla situazione odierna.